All’avvicinarsi del giorno che stravolgerà per sempre la sua vita, Don Giovanni Grimoldi, ex-seminarista ospite nella nostra Parrocchia durante gli anni del Covid che, insieme a Don Francesco Baroni, sarà ordinato sacerdote il 10 giugno 2023, confida qualche suo pensiero sul proprio futuro.
Tra non molto tempo sarò ordinato sacerdote per
la diocesi di Milano e desidero condividere qualche
riflessione con la comunità di San Carlo dalla quale
sono stato accompagnato per due anni.
Quella che si avvicina è una data per me importante
perché segna l’inizio di un ministero – di un servizio
– alla Chiesa. Una data, però, che non arriva
improvvisa e imprevista: ho percorso sei anni di
cammino in seminario e già nello scorso ottobre
ho ricevuto l’ordinazione diaconale, con la quale la
Chiesa ha accolto l’impegno definitivo a dedicarmi
esclusivamente alla sequela di Cristo e al servizio
dei fratelli.
Ricordo questo per una ragione: certamente il passo
dell’ordinazione sacerdotale è importantissimo,
nel senso che apre un orizzonte nuovo per la mia
vita. D’altra parte, con l’ordinazione diaconale, ho
già ricevuto un impegno «per sempre», che lascia
un segno indelebile nella mia vita.
Avvicinandosi il 10 giugno certamente nascono in
me diversi pensieri: «Chissà dove sarò mandato dal
Vescovo, chissà se sarò all’altezza, chissà con chi
mi sarà chiesto di collaborare…?». Si tratta di preoccupazioni
lecite e inevitabili, che probabilmente
avrà sentito chiunque abbia compiuto un passo
importante nella sua vita. Cerco di non lasciarmi
determinare da questi pensieri: chiedo sempre più
il dono della libertà e della disponibilità a ciò che
mi verrà chiesto.
Chiedo, soprattutto, di mettere sempre al centro il rapporto con Gesù Cristo, vivo e presente, l’unico
per cui vale la pena spendere l’intera vita. Chiedo
di imparare ogni giorno che la mia realizzazione
non dipende tanto da quello che sono in grado di
fare, dal consenso ottenuto o dal successo, ma dalla
Sua fedeltà.
Come incontrare Gesù Cristo oggi? In questi anni
ho potuto riconoscere il volto del Signore nelle
persone che mi sono state messe accanto. Innanzitutto,
nei compagni di cammino in seminario:
nonostante alcune incomprensioni che inevitabilmente
nascono nella vita quotidiana, la fraternità
possibile tra persone così differenti è per me segno
del fatto che camminiamo insieme per iniziativa del
Signore.
Un altro contesto fondamentale per il mio cammino
sono le comunità a cui sono stato affidato in questi
anni: prima le parrocchie di Malnate, poi quella di
San Carlo a Sesto S.G. e ora la comunità di Lissone.
Luoghi molto differenti tra loro, nei quali sono
stato accolto e accompagnato.
Nei quali ho potuto incontrare un gran numero di
ragazzi, di conoscere molte storie differenti, condividere
gioie e ferite. Tutto questo è stato possibile
perché Gesù Cristo ci ha fatti incontrare in un
certo momento del cammino. Perché Lui non si
mostra innanzitutto in sogni o visioni, ma nel suo
Corpo, la Chiesa – che siamo noi. A questo decido,
con timore e tremore, di dedicare la mia vita.