Parliamone insieme al preside Giuseppe Meroni
La nostra parrocchia ospiterà per l’anno 2022 un nuovo ambiente educativo, una scuola parentale.
C’è molta confusione su cosa rappresenti una scuola parentale, perciò abbiamo scelto di intervistare il suo
preside per farci raccontare meglio di cosa si occupano.
Dal mese di settembre, alcuni spazi dell’oratorio di
viale Gramsci si sono trasformati per accogliere la
scuola parentale Sant’Agostino. Ho potuto vedere
di persona i nuovi ambienti trasformati in aule per
la nuova scuola media. In particolar modo, ho avuto
il piacere di conoscere e di parlare con il preside
Giuseppe Meroni, una persona di grande spessore
culturale e spirituale. Dal nostro incontro è nato
questo articolo sottoforma di intervista al preside
e ad alcune alunne.
Ci sono già molte istituzioni scolastiche, paritarie
e statali nella nostra zona: che cosa vi ha spinto
a cominciare una nuova scuola?
Effettivamente non avrebbe senso intraprendere
un nuovo percorso scolastico, con tutte le difficoltà
che si possono immaginare, se non ci fosse un particolare
fatto all’origine. Infatti, nè io nè gli amici
con cui portiamo avanti questa storia, ci siamo messi
a tavolino per costruire un progetto scolastico.
Abbiamo dato corpo a una amicizia che da tre anni
a questa parte si è andata consolidando a Cinisello
Balsamo tra un nucleo di cattolici di diverse estrazioni,
la Chiesa Copto ortodossa – dove c’è la loro
sede vescovile – e la Chiesa russo ortodossa del Patriarcato
di Mosca – che ha una parrocchia ai confini
con Sesto San Giovanni.
Cosa è successo per decidere di fare una scuola?
Semplicemente ci siamo trovati, parlando con questi
sacerdoti diventati amici, a condividere l’impressione
di una totale scristianizzazione dei giovani,
dovuta alla invadenza di una mentalità ateistica diffusa dai media, che passa attraverso i cellulari
che ormai tutti i nostri ragazzi hanno in tasca.
Per tutti poi c’è la dimenticanza della forza del battesimo
che ci accomuna e da qui esigenza di far
qualcosa insieme per sostenere il coraggio dei nostri
giovani.
Da dove avete cominciato?
Dai giovani, appunto. Essendo allora il preside di
un liceo di Lecco, e avendo in programma un weekend
educativo con i ragazzi, ho invitato padre
Raffaele, della Chiesa copto ortodossa e Padre Ambrogio
Makar, Archimandrita della Chiesa russo
ortodossa, con i propri giovani, a condividere questo
momento d’incontro.
Ne è nata un’amicizia che oggi continua a livello
giovanile con iniziative, convegni, momenti di condivisione
dove emerge tutta la ricchezza culturale
della storia cristiana, orientale e occidentale.
Come ebbe a dire Giovanni Paolo II: ”La Chiesa
universale respira con due polmoni: quello orientale
e quello occidentale”
Ma il mondo giovanile non è quello di una scuola
media. Come si è arrivati a decidere per una
scuola media?
Quasi per scherzo, così, parlando attorno a un caffè,
con alcuni delle chiese, qualcuno ha buttato lì
l’idea: “ sarebbe bello fare una scuola insieme”. La
prospettiva fu subito raccolta, soprattutto dai copti
e dai russo ortodossi. In verità all’inizio la prospettiva
più logica e più facile sembrava una scuola elementare.
Poi venne la pandemia, ma la questione ardeva sotto la cenere.
Un giorno, parlando con alcuni genitori cattolici che avevano i figli in quinta elementare la prospettiva di una scuola interconfessionale suscitò un entusiasmo inaspettato: lo interpretammo come un segno chiaro che la cosa andava fatta e così mettemmo mano alla scuola media.
Non avevamo la sede, non i professori, tantomeno i soldi, ma la convinzione che tutti questi segni, questa volontà di rendere evidente la fede comune, di trasmetterla ai figli, erano sufficienti per partire.
E poi :“tranquilli, Dio guida”, ci ripete sempre Padre Ambrogio. E infatti, da subito abbiamo trovato inaspettatamente l’accoglienza cordiale di Don Emilio Scarpellini, allora parroco in una parrocchia di Cinisello, che ci mise a disposizione i locali. Si sono offerti di aiutarci tanti insegnanti amici così da tenere le “rette” per i genitori le più basse possibile. Si è poi creata una rete di almeno trenta volontari (che abbiamo chiamato Santa Monica, perché madre e custode di Sant’Agostino) che facevano funzionare la scuola fino alle 16.30, con i pasti a cura dei russi e dei copti.
La scuola è “parentale” ed è intitolata a Sant’Agostino: cosa significa?
La scuola parentale è una forma di scuola garantita dalla Costituzione. Si tratta di una scuola pensata a partire da una comunità più o meno grande che dà vita a un progetto educativo. Nel nostro caso genitori cristiani – cattolici e ortodossi – che hanno a cuore l’educazione dei propri figli.
La famiglia è il primo luogo dove il bambino impara una visione del mondo. La scuola introduce il ragazzo alla conoscenza della realtà attraverso le materie, svolgendo la visione cristiana del mondo e della realtà. La realtà ha un significato.
Questo significato dona unità a tutto quello che si impara attraverso le diverse materie e questa unità della coscienza è una esigenza naturale.
Nella cultura che ci circonda – caratterizzata da laicismo e individualismo, come ci ricorda Papa Francesco, – si nega che ci sia un significato unitario della realtà: non c’è altra regola che la propria rezione istintiva, non c’è altro criterio che il proprio interesse e il proprio piacere, e perciò la violenza è la regola dei rapporti. I giovani così diventano indifferenti, ostili alle indicazioni.
Noi facciamo una proposta chiara “Cristo, centro del cosmo e della storia”: sarà la libertà di ogni ragazzo a decidere e a verificare se questa proposta concilia con la propria vita o no. Ma la proposta va fatta.
Per quanto riguarda la scelta di intitolarla a Sant’Agostino, il motivo è semplice: Sant’Agostino è il grande padre della Chiesa riconosciuto da entrambe le Chiese, cattolica e ortodossa.
Incarna tutta la volontà di ricerca dell’uomo, suggerendo percorsi quando mai attuali per gli uomini di oggi.
Come è strutturata la scuola e cosa ha di diverso rispetto alle scuole già esistenti?
Dal punto di vista esteriore la scuola media è strutturata sullo schema delle medie che conosciamo, perciò ci sono le materie di studio, le valutazioni, le attività.
Al mattino, quindi dalle 8.30 alle 13.00, ci sono solo attività più un rientro facoltativo per chi vuole fare teatro.
Cosa la distingue? Innanzitutto la genesi, come ho detto sopra: un’amicizia tra adulti di diverse confessioni per cercare il modo più adeguato di trasmettere la propria esperienza di fede ai giovani. Quindi il punto di partenza è una unità riconosciuta, una unità già data nel battesimo, che si sviluppa nelle diverse circostanze della vita.
Un’esperienza così, a detta dei vescovi nostri che
guardano con molta simpatia a questa vicenda e ai
vescovi delle altre chiese, sembra a tutt’oggi unica.
E’ un ecumenismo che non passa dallo sforzo teologico
o di accordo dei punti apicali delle Chiese,
ma semplicemente mette insieme, dal basso, genitori
e ragazzi di diverse culture con uno scopo educativo
comune
Accogliere la scuola Sant’Agostino in una parrocchia,
anche per l’esperienza già compiuta
l’anno scorso, può comportare criticità?
Innanzitutto immagino che non sia nè banale nè
semplice per una parrocchia, che ha una sua vita
propria e suoi ritmi, accogliere una realtà che per
quanto mattutina e quindi senza interferire con le
attività catechetiche, introduce elementi e fattori
nuovi.
Gli stessi locali sono poi utilizzati dai catechismi in orario non scolastico.
Ringrazio anche di questa intervista, perché uno degli ostacoli maggiori è proprio quello della “non conoscenza” di ciò che sta avvenendo.
Penso che per la Parrocchia tale presenza possa costituire un arricchimento, una possibilità di incontro nella reciproca conoscenza.
Per esempio, ogni lunedì dalle 14 alle 16 si tiene per i ragazzi delle medie un corso di teatro, come già accennato, che intendiamo estendere gratuitamente ai ragazzi della parrocchia interessati.
Abbiamo una scuola media statale proprio qui, adiacente alla Parrocchia, abbiamo i Salesiani a poche centinaia di metri: come fare perchè questa nuova presenza non sia sentita come una concorrenza poco opportuna
Innanzitutto gli alunni che la frequentano, a parte un caso, non fanno parte della zona ma vengono da città diverse, ma questo è un dato “esterno”. Ritorno poi sulla genesi di questa esperienza, che non fa calcoli di presenza o di opportunità, ma cerca di riconoscere e di rispondere ai segni che via via si presentano.
In ogni caso spero realmente in una leale e reciproca collaborazione per il bene dei nostri ragazzi.
Grazie
A lato si può osservare una capanna, mentre in alto troviamo un grande albero che avvolge tutti i personaggi, a dare unità all’intera composizione. Nell’immenso cielo stellato si riflette la luce emanata dal centro, dal Bambino Gesù.
L’utilizzo delle strisce colorate dona una grande vivacità e dinamicità alla raffigurazione.
Che dire… il presepe è davvero meraviglioso e la giuria gli ha assegnato il primo premio con la seguente motivazione: “Questo Presepe, creato con tanta passione e creatività, ci comunica quanto l’Amor che move il Sole e l’altre stelle ci riempia di gioia e di vita”.
La premiazione ha avuto luogo a scuola il giorno 17 febbraio 2022 e ha commosso tutti i partecipanti, in particolar modo la rappresentanza dei ragazzi e delle ragazze presente, orgogliosa del proprio lavoro.