Ecco si avvicina, soprattutto per i giovani e adolescenti, il periodo più denso di emozioni di tutto l’anno liturgico: l’oratorio estivo. Ci viene rilanciata l’occasione per metterci in gioco, esprimere al meglio le nostre qualità e soprattutto tessere nuove amicizie, compresa quella con Gesù.
Il cuore che batte è un segnale promettente!
In caso contrario, sarebbero
guai. Detto così, potrebbe apparire
come il commento perspicace di un cardiologo.
Invece, ciò di cui stiamo parlando
è lo slogan «BATTICUORE» che
accompagnerà l’Oratorio estivo; come
in moltissimi altri oratori della nostra
Diocesi, da lunedì 13 giugno avrà inizio
quest’opportunità educativa, di cui la
nostra comunità cristiana si fa carico.
“L’oratorio fa questo: accoglie la vita dei ragazzi, degli
adolescenti e dei giovani… e anche degli adulti. Perché
nell’oratorio tutta la comunità si coinvolge e si esprime.
L’oratorio non è un lavoro. Non un obbligo imposto
dalla Chiesa. Nemmeno un dovere morale. L’oratorio è
l’espressione naturale di una comunità che vibra di vita
e di gioia”.
Sono le parole di don Stefano Guidi, direttore della
Fondazione Oratori Milanesi (FOM), alla guida di una
equipe di educatori che si occupa ogni anno di predisporre
gli strumenti, il materiale e la formazione, per
favorire e organizzare al meglio questa esperienza nei
diversi oratori di tutta la diocesi.
Durante l’anno è stato decisivo l’impegno per la riapertura
degli spazi dell’oratorio, dopo i due anni di limitazioni
per via della pandemia.
Ma arriva il momento, ed è questo, in cui chi ama e vive
l’oratorio può testimoniare qualcosa di più. A dirlo
è un’evidenza non da poco: per organizzare l’oratorio
estivo non basta il servizio di pochi, ma è importante il
contributo di tutti.
Chi di noi ha vissuto negli anni passati l’oratorio estivo,
non dimentica facilmente i doni ricevuti: le amicizie, le
relazioni che fanno crescere e le occasioni per imparare
a stare con gli altri. Di questo siamo testimoni grati.
L’oratorio estivo non è semplice occasione di aggregazione:
non è più l’epoca dei grandi numeri, delle masse
variopinte di bambini che, mattino e pomeriggio, per
alcune settimane popolano i campi da gioco.
Mentre la pandemia ha accelerato una trasformazione
alla quale stavamo assistendo già da tempo, le famiglie
scelgono l’oratorio estivo, tra le differenti opportunità
che offre il territorio, perché non cercano in esso semplicemente un ambiente protetto.
La comunità si impegna a testimoniare
anzitutto la gioia di Gesù, con quell’attenzione
verso coloro che sono “privilegiati”
agli occhi di Dio, cioè i piccoli.
Questo lo possiamo fare nella fede che
ci unisce, sostenendo un’esperienza
nella quale poter vivere relazioni significative,
custodendo con pazienza i singoli
bambini e ragazzi, la loro storia, la
loro unicità. A condurci è il desiderio di testimoniare
la gioia! E non una semplice euforia: “gioia piena alla
tua presenza” (Sal 15), cioè riconoscere e accogliere la
presenza di Dio che accompagna e coinvolge tutto di
noi, anche le diverse EMOZIONI.
Imparare che ogni emozione sa raccontare qualcosa di
noi e non è detto che vada scartata: ciascuna è un input
che consente alla nostra vita di intuire un senso verso
cui camminare. Così, reagire alle emozioni significa
compiere scelte, prendere decisioni e crescere.
Nelle quattro settimane i bambini e ai ragazzi saranno
accompagnati a rileggere e interpretare la realtà nella
quale vivono e che suscita inevitabilmente emozioni
differenti: il tempo dedicato al gioco e alla preghiera,
i laboratori, le gite… ogni occasione sarà importante
per custodire la crescita personale, l’importanza di
momenti per riconoscere la custodia paterna di Dio e
alimentare nuove amicizie!
Per questo è importante che ad accompagnarli ci siano
adolescenti che si sentano chiamati a testimoniare
quella gioia che hanno ricevuto durante la loro crescita
e che ora possono manifestare nel servizio come animatori.
Ma non basta: è necessario che anche la comunità
adulta non rimanga sulla soglia, ma abbia il coraggio di
farsi avanti per dare il proprio contributo. Al tempo di
Gesù, bastarono “cinque pani e due pesci” (Gv 6,9) a
sfamare migliaia di persone: perché non mettere a disposizione
il nostro tempo, la nostra creatività, la nostra
esperienza educativa?
Per essere segno tangibile che il Signore opera in noi
assai meglio di quanto potremmo immaginare! Potremo
così vivere un’esperienza che fa battere forte il
cuore!