Spesso trascorriamo così tanto tempo all’interno di un luogo da pensare ormai di conoscerne ogni angolo e
di non poterci trovare più niente di nuovo. Ma sappiamo davvero tutto sulla nostra città?
Per noi la risposta non è stata così ovvia.
Come insegna l’etimologia (dal greco “intimo significato della parola”) l’origine e la storia di una parola hanno un grande peso su quello che è, o almeno dovrebbe essere, il suo significato.
Per questa ragione ci siamo domandati: “Perché Sesto San Giovanni? Perché questo nome alla nostra città?”. E ci siamo accorti che anche solo indagare l’origine del suo nome ci ha permesso di scoprire molto sulla storia di questa città.
PERCHÉ “SESTO”?
Il nome appare per la prima volta su una pietra miliare con la quale i Romani usavano segnare la distanza dal centro principale, il “municipium civium romanorum”, cioè Milano. “Ad sextum lapidem” (dal latino “presso la sesta pietra miliare”) è l’iscrizione che vi possiamo ritrovare.
La città infatti si trovava, e si trova, a sei miglia dal centro della Milano del periodo romano, che corrisponde oggi a Corso Vittorio Emanuele. È solo una tappa di un’antica strada romana che partiva da Porta Nuova, proseguiva per via Manzoni, giungeva a Greco ed entrava a Sesto, poi tramite le attuali via del Riccio e via Cavallotti arrivava fino al centro del borgo e da lì proseguiva per Monza.
E “SAN GIOVANNI”?
L’appellativo relativo al santo fu aggiunto solo in seguito e risale all’incirca al 1100 d.C. quando l’allora Arcivescovo di Milano Anselmo IV donò la chiesa sestese di S. Eusebio alla Basilica di S. Giovanni di Monza, che conquistò così la più ampia giurisdizione sul territorio sestese. Per sottolineare questa dipendenza la città fu rinominata “Sesto Johannis”.
Esiste un’ipotesi, meno comune, che fa risalire la nascita dell’intero nome al fatto che la Chiesa dedicata a Santo Stefano, l’attuale Chiesa di Santa Maria Assunta, fosse la sesta delle chiese dipendenti dalla Basilica di San Giovanni di Monza.
Da cui “Sextum Templum Johannis” come èriportato in alcuni documenti ecclesiastici del tempo.
