Buonasera San Carlo!
Eccoci alla seconda espressione di preghiera, la seconda delle sette domande contenute nel Padre nostro: “venga il tuo regno”.
Innanzitutto Gesù fece proprio questo: annunciò il regno di Dio, l’annunciò con una forza straordinaria, inedita per l’epoca. Non fu come gli antichi profeti o come Giovanni il Battista che annunciarono il regno di Dio, anche con forza e veemenza.
Innanzitutto, Gesù annunciò il regno di Dio manifestando nella sua persona la sovranità di Dio, manifestando che egli, il Figlio ci guarisce e ci libera da ogni schiavitù.
Ecco che cosa significa pregare: “venga il tuo regno”. Vuol dir innanzitutto pregare perché arrivi la liberazione da ogni schiavitù. Dalla schiavitù del male, il vangelo ci parla dalla schiavitù di Satana. All’inizio Gesù fece molti esorcismi, guarì molti malati ma non per dimostrare che egli poteva fare questo, ma per indicare che era arrivato il regno di Dio. E dove vi è il regno di Dio non ci può essere nessuna forma di male o di schiavitù.
“Venga il tuo regno”. Gesù ce lo ha spiegato con la bellezza delle parabole. Le parabole non sono delle storie, le parabole sono la vita vissuta: il contadino, il campo, un padre con il figlio, una donna che impasta o che cerca alacremente una monetina perduta, un pastore, un pescatore, e così via… Sono scene di vita quotidiana perché è nelle pieghe del quotidiano che è nascosto il mistero del regno di Dio, e le parabole ci insegnano a vederlo.
Troviamo infatti in esse sempre questa dialettica, questa contrapposizione, tra ciò che è piccolo e la grandezza del Regno. Per esempio, il seme di senapa: quando egli cresce e porta frutto, addirittura gli uccelli del cielo si nascondono all’ombra dei suoi rami.
La dialettica tra il nascondimento, le cose nascoste ai grandi e ai sapienti e rivelate ai piccoli. Troviamo nelle parabole di Gesù il segreto del regno di Dio.
Troviamo innanzitutto in questa preghiera ciò che è la fine del tempo. Pregare “venga il tuo regno” non significa pregare la fine del mondo o la fine della storia, bensì che questa storia, questo tempo che viviamo ha una finalità, ha un traguardo. Noi pregando la venuta del regno di Dio, preghiamo che ciò che è il cuore del Padre si possa già manifestare ora, e che cos’è riposto nel cuore del Padre se non la volontà che tutti noi diventiamo suoi figli a immagine e somiglianza di Gesù, il modello di figliolanza.
Ecco, allora, in una parola il regno di Dio: pregare perché venga il regno di Dio significa pregare perché tutti gli uomini si riconoscano figli e quindi fratelli e l’umanità viva di legami di fraternità vera e autentica.
“Venga il tuo regno” che ci liberi da ogni schiavitù.
“Venga il tuo regno” che illumini i nostri giorni.
“Venga il tuo regno” che ci doni la sapienza.
“Venga il tuo regno” che ci riconosca fratelli gli uni degli altri.
Sempre uniti, con una grande benedizione su ciascuno di voi. Una buona serata, a domani.
Vostro don Emanuele